E’ una notte piovigginosa di novembre del 1933 e il detective privato Gino Arrighi “da qualche tempo in ozio per forza” passeggia per via Crispi. Attratto da una guardia che ascolta dietro un portone chiuso da “dove giungeva quel singolare miagolìo in chiave di contralto, gutturale e piagnucoloso, prolungato lamento che a più di un poeta ha consigliato la similitudine del piacere che è doloroso e del dolore che è piacevole come la vita, e come la giovinezza più vicina alla morte della vecchiaia, perché lascia di più dietro di sé” si ferma e cerca di capire cosa stia succedendo. Forse si tratta di una gattina innamorata e quel miagolìo insistente incuriosisce e intenerisce Arrighi al punto da aprire quel portone per fare uscire il felino in cerca di amore. Dal portone nessun gatto scapperà fuori veloce ma sarà invece il suo miagolare a portare il detective dentro e scoprire accanto alla gatta il cadavere di Aronne Caprarola, noto usuraio della capitale.
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