martedì 18 novembre 2025

Perché i Black Sabbath mi scorrono nelle vene: la confessione di una fan irriducibile

Ci sono band che ti cambiano la vita. E poi ci sono i Black Sabbath, che non solo te la cambiano… te la ribaltano, te la strappano dalle mani, te la riconsegnano annerita, più vera, più ruvida, più tua. Quando dico che sono fan dei Sabbath non intendo “li ascolto ogni tanto”: intendo che la loro musica mi ha insegnato a respirare quando tutto il resto sembrava troppo stretto, intendo che quelle chitarre e quelle atmosfere cupe sono diventate un rifugio, un’armatura e una preghiera storta e bellissima.Da amante del metal, quello che mi ha sempre colpita dei Black Sabbath è che non hanno bisogno di essere spiegati. Ti arrivano addosso come un temporale: potenza, strappi, vibrazioni, una voce che non somiglia a nessun’altra e un basso che ti entra nello stomaco. Non sono mai stati “piacevoli”: sono stati rivoluzionari. E come ogni rivoluzione vera, o la ami o ti spaventa. Io l’ho amata dal primo secondo.

Ascoltarli è come camminare dentro una notte spessa dove tutto è amplificato: i passi, i pensieri, le paure, la voglia di ribellarti. Ogni riff di Iommi sembra scritto da qualcuno che ha visto il limite della sopportazione umana e ha deciso di trasformarlo in musica. È una chitarra che non accarezza: ti prende a morsi, eppure ti fa stare bene. Ozzy, poi… non è solo un cantante, è un’esperienza mistica. Ha quella voce sporca, sgraziata eppure incredibilmente magnetica, come se fosse nata per raccontare il lato oscuro che tutti cerchiamo di nascondere. Lo ascolti e capisci che il metal non nasce per essere perfetto, ma per essere vero.Quello che amo dei Sabbath è il fatto che la loro musica, se ci entri davvero, diventa una forma di orgoglio personale. Ti guardi allo specchio e ti senti parte di qualcosa che non chiede il permesso a nessuno di esistere. Loro hanno dato un nome all’ombra e io, come fan, ci ho sempre trovato un conforto enorme. Non incitano a essere cattivi: insegnano a non avere paura di ciò che è duro, difficile, scomodo. E, soprattutto, insegnano che non c’è bisogno di fingere luce quando dentro senti tempesta.

Ogni altra band metal, anche le mie preferite, deve qualcosa ai Sabbath: sono le radici del genere, la colonna vertebrale, il gene primordiale da cui è nato tutto. E sì, più li ascolto più capisco che il loro “oscuro” non è un finto travestimento: è un modo di guardare il mondo senza filtri. È questa onestà brutale che li rende immortali. Non sono mai stati solo rumore: sono stati un linguaggio nuovo. E da fan accanita, posso dirlo senza vergogna: il metal non sarebbe metal senza di loro, ma neanche io sarei io.
Li ascolto e mi sento viva. E se essere fan dei Sabbath significa essere un po’ storta, un po’ eccessiva, un po’ fuori dagli schemi… allora ben venga. È il prezzo della libertà.

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