Trama:
1991. A Bari si vivono giorni di fuoco che culminano con l'incendio del Teatro Petruzzelli. Pietro Fenoglio, maresciallo piemontese, indaga per decifrare questa violenza senza precedenti.
In sottofondo il racconto epico di come negli anni 90 la criminalità barese si trasforma in una vera e propria mafia, negli stessi anni in cui in Sicilia si consuma l'attacco di Cosa Nostra al cuore dello Stato, con i massacri di Falcone e Borsellino.
Mio parere:
Ho terminato Il metodo Fenoglio. Non mi è dispiaciuto, anzi.
La lentezza imposta dalla trama ci sta a pennello. Per una volta mi piace una serie senza colpi di scena eclatanti o scaramucce o scazzottate o sparatorie. La storia deve essere così, con la classica lentezza meridionale. I fatti si svolgono a Bari e questo torpore delle forze dell'ordine fa ragionare lo spettatore e capire che i casi non si risolvono di corsa, ma ci vuole cervello, astuzia, acume. Pesare le azioni e le parole per raggiungere l'obiettivo. Alessio Boni e Paolo Sassanelli sono una bella coppia, affiatati e d'effetto, danno onore all'arma dei Carabinieri. Complimenti anche a Gianrico Carofiglio che da ex magistrato sa bene come funzionano queste cose.
Una nota positiva, ottima la colonna sonora, azzeccata.
Conclusione:
Una buona serie che merita di essere vista. Non il solito poliziesco, non la solita lotta alla mafia. L'unica lotta è quella interiore dei due protagonisti, coinvolti in vicende personali diverse ma importanti. Una storia anche sull'amicizia e l'amore.
Mi piacerebbe ci fosse una seconda stagione, come paventato, ma pare che dati gli scarsi ascolti possa essere stata cancellata.
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